Siamo qui,
Ottobre lascia respirare.
Toglie un po’ di luce e,
forse,
dona nuova voce.
I campi non scottano
e le città si riavvolgono;
è un velo sereno che
spiegarti ancora non so.
Come la primavera
ti suggerisce parole d’amore,
così una foglia a Ottobre
cade ai tuoi piedi e non vuole,
donando il suo ultimo colore,
lasciarsi dimenticare.
È la parola in una folata in centro,
tiepida tra i capelli;
alzi il mento come in una carezza...
...ed io sono lì.
(Sarah M. Flint - traduzione e adattamento E. Scinica. 2010)
Il racconto di Sarah Flint "Siamo qui" sembra evocare la delicata malinconia dell'autunno, con immagini che sfiorano il confine tra natura e sentimento umano. L'autrice dipinge Ottobre come un periodo di transizione, in cui la luce si affievolisce ma lascia spazio a nuove voci e sensazioni. Attraverso versi fluidi e immagini evocative, il testo esplora il modo in cui il cambiamento stagionale influenza le emozioni: la città si riavvolge su sé stessa, la foglia che cade sembra lottare contro l'oblio, e il vento che accarezza diventa un simbolo di presenza e vicinanza. C'è una fusione tra paesaggio e sentimento, tra il respiro del mondo e quello di chi vive in esso. La struttura libera del racconto poetico e l'uso di immagini suggestive rendono il testo coinvolgente e quasi musicale.
Infine, la frase "alzi il mento come in una carezza" è un'immagine incredibilmente delicata e intensa, che racchiude tutta la dolcezza di un gesto spontaneo. Quel movimento, il mento che si solleva per accogliere la carezza del vento, porta con sé un senso di fiducia e abbandono. È come se l'aria stessa fosse carica di presenza, di una vicinanza quasi palpabile.
Il modo in cui Sarah descrive questa sensazione la rende ancora più profonda—non è solo un'azione fisica, ma un dialogo tra il corpo e l'autunno, tra chi sente e ciò che lo circonda. C'è un'intimità speciale in quel momento, che trasforma qualcosa di semplice in un'esperienza poetica e significativa.