È vero che la felicità compensa in altezza quello che gli manca in lunghezza. Come lo scorrere del tempo, più veloce quando non ne hai più. E allora concedimi, questa sera, di cadere più velocemente e profondamente nel solito nero in cui vivo... Ora che contare le mancanze è meno agevole che riflettere su ciò che mi è rimasto - e tu non sei tra queste poche cose -, ora che il tempo rimasto non è che sia così tanto da dividerlo anche con qualcuno, beh, concedimi il lusso di mostrare questo falso coraggio, di esibirmi da un palco buio e chiuso al pubblico, in questo teatro in rovina che è la mia vita. Non sono un attore da lunghi copioni; piuttosto una comparsa, alla fine dei tuoi titoli di coda. Ho sempre acceso un solo riflettore che potesse donarmi un po’ di evidenza, cercando di muovermi quel tanto che basta per non uscire dal cono d'ombra degli anni che ci separano; se solo, anche tu, avessi gli occhi stanchi come i miei di guardare sempre avanti, riusciresti a guardarti dentro, magari per cercarmi e dirmi che qualcosa di me ancora c'è. Voglio esserne convinto: concediti questa vigliaccheria e lasciami vederti, anche se non siamo altro che ciò che siamo, ora.
In breve:
Questo è un elemento tipico della narrativa fantastica, che spesso presenta situazioni in cui la realtà normale si mescola con una realtà alternativa.
Questo è un elemento tipico della narrativa psicologica, che spesso presenta personaggi con caratteristiche particolari o problematiche della mente o dell’anima.
Questo è un elemento tipico della narrativa romantica, che spesso presenta personaggi innamorati o coinvolti in relazioni sentimentali.
Questo è un elemento tipico della narrativa tragica, che spesso presenta personaggi destinati a una fine infelice o dolorosa o a subire l'effetto dell'inganno.
Questa riflessione ha una forte impronta esistenziale e poetica, con immagini profonde che intrecciano il tempo, la perdita e il ruolo dell’individuo nella propria storia. Il tono è malinconico, quasi teatrale, con un ritmo che alterna momenti di rassegnazione e richiami alla speranza, per quanto flebile essa sia. Il tempo è uno dei temi portanti: viene descritto non solo come qualcosa che scorre, ma come un elemento che accelera nei momenti in cui ci si accorge di averne poco. L’idea che la felicità si misuri in altezza, compensando la sua brevità, è una metafora potente che sottolinea la fugacità dei momenti di gioia rispetto alla lunga durata dell’assenza e della mancanza. Centrale è anche il simbolismo teatrale, che trasforma l’esistenza in una performance: il protagonista non è un attore principale ma una comparsa, relegato ai margini della scena, come se la propria presenza fosse quasi invisibile. Il palco chiuso al pubblico, il cono d’ombra, il riflettore solitario sono tutti elementi che evocano un senso di isolamento e di identità sfuggente, resa ancora più evidente dal contrasto con l’altro, che sembra guardare sempre avanti, ignorando il passato. La frase finale—"concediti questa vigliaccheria e lasciami vederti, anche se non siamo altro che ciò che siamo, ora."—è un ultimo appello, un desiderio di conferma, forse anche di illusione: una richiesta di contatto, per quanto fragile e tardivo. È una riflessione sul bisogno di essere visti, riconosciuti, anche se ormai tutto sembra consumato.
L.A.M.