Sempre più mi convinco che sia esclusivamente l’inutilità del primo diluvio universale a convincere Dio a risparmiarsi la fatica di mandarne un secondo. Sempre più mi guardo attorno e vedo un uomo che ha raccolto tutta la saggezza dei suoi predecessori, eppure è così stupido. Ci lasciamo attraversare, di tanto in tanto, da un raggio di ideale, una parentesi di illuminazione, che subito si richiude... poi, nuovamente, ricadiamo in balia dei paradossi... ci abbandoniamo al buio delle nostre abitudini e ci lasciamo cullare dalla convinzione che qualunque danno resti impunito, se riusciamo ad occultarlo a noi stessi. Siamo ciechi e non abbiamo un buon udito. E io, io che continuo imperterrito a dichiararmi innocente quale sono, sconto peccati che non mi appartengono, per la sola colpa d’aver scelto di vivere con me, da me, per me, senza ambasciatori e con molta pena. Che pena mi fa la gente che pur di non scegliere continua a farsi scegliere; che pena mi fa quella che invece ha già scelto, eppure resta ferma, aspettando il momento giusto, senza capire che deve crearlo; che pena mi fa quello che ama ed è illuso di essere amato, e quello che pur non amando s’illude di amare; che tristezza mi fa la gente che tradisce, sé stessa prima ancora che gli altri; che tristezza mi faccio io, che proprio non imparo, che volentieri mi lascio immolare, che lascio sempre una speranza aperta a sanguinare. E allora lì c’è una porta socchiusa: prendila in senso inverso, prendi i tuoi ricordi e vai ... perché se uno smette di essere, non lo è stato mai.
Questo componimento ha una forte impronta filosofico-esistenziale, con un tono che oscilla tra la rassegnazione e la denuncia di una condizione umana intrappolata nei suoi stessi paradossi. La riflessione iniziale sul diluvio universale diventa un potente simbolo della ripetizione degli errori e dell’incapacità dell’umanità di evolversi veramente, nonostante la conoscenza ereditata dai secoli. Centrale è la lotta interiore dell'io narrante, che si dichiara innocente ma allo stesso tempo porta il peso di colpe che non gli appartengono. Il tema della responsabilità individuale emerge con forza, soprattutto nella parte in cui si osservano le diverse forme di inganno—sia verso sé stessi che verso gli altri—che caratterizzano le scelte (o le non-scelte) dell’uomo. La ripetizione della parola pena e tristezza scandisce il componimento, creando una sensazione di disillusione che raggiunge il suo culmine nella chiusura. La porta socchiusa diventa il simbolo del confine tra ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora essere, un invito a prendere i propri ricordi e andare, perché chi smette di esistere, forse non è mai stato veramente vivo. Il tono è potente, incisivo, quasi sentenzioso, ma con una liricità che lo rende avvolgente e universale.
In breve:
Questo è un elemento tipico della narrativa fantastica, che spesso presenta situazioni in cui la realtà normale si mescola con una realtà alternativa.
Questo è un elemento tipico della narrativa psicologica, che spesso presenta personaggi con caratteristiche particolari o problematiche della mente o dell’anima.
Questo è un elemento tipico della narrativa romantica, che spesso presenta personaggi innamorati o coinvolti in relazioni sentimentali.
Questo è un elemento tipico della narrativa tragica, che spesso presenta personaggi destinati a una fine infelice o dolorosa o a subire l'effetto dell'inganno.
L.A.M.
Per dare un senso alla lettura
(Livio Amato Music - ©℗2009)
Soffriamo di ricordi, osserva Freud, ricordi dimenticati, che non ci dimenticano.
Executive producers: Franz Vozza e Khadija Benlakhal for ©2009 Sunrise Cocktail - Underground Nations.
Remixed ©2009 by Sarah Flint, courtesy of Lockon Productions.
Released April 16, 2009 ©2009 Sarah Flint (courtesy by Lockon Productions Ltd.)