Ieri sera ero a cena a casa di alcune persone. Conoscenti, non amici. Sono stato invitato "di sponda"; "di sponda" significa conoscere chi conosce il proprietario della casa, e quindi imbucarsi (in questo caso controvoglia) e presenziare ad una serata, quasi costretto a sorridere di gusto e a dire "ma certamente"..."è giusto così "..." questo è senz'altro vero ..." Una lunga tavola imbandita di tutto ... dal bere al mangiare, persone che non avevo mai visto in vita mia e altre che conoscevo bene e più o meno bene. Mi hanno fatto sedere a capo tavola; dall'altra parte esatta il proprietario di casa mi guardava incuriosito, come se fossi un cazzo di marziano sceso dal pianeta Mercurio ... sarà stato il mio aspetto ... sarà stato il mio silenzio iniziale ... ma mi presentavo alla serata con la barba di sei giorni e soprattutto "scrutatore non votante" ... seduto a osservare i volti di tutti i commensali e a cercare di capire che tipi fossero questi buffi personaggi di mezza età ... Dopo l'antipasto che ho appena assaggiato, si è iniziato ad aprire del vino, vino rosso per l'esattezza ... dell'ottimo vino rosso che non ho esitato a versare nel mio bicchiere vuoto, vuoto come il mio stomaco. Avevo apparentemente voglia di non esagerare, una voglia definitivamente scomparsa appena ho iniziato a bere. Poca la quantità da mangiare nel piatto e bicchiere dopo bicchiere iniziavo a sviluppare l'equilibrio esatto dei sensi, affilandoli a dovere ... Lei mi guardava, al mio fianco ... a un tratto mi dice ... "stai bevendo troppo...? e io: "è tutto ok, tranquilla" ... "è tutto ok ... tranquilla, veramente". Le parole & Le persone, un connubio incandescente quando si ritrovano a coabitare nello stesso posto. I pensieri delle persone, i ragionamenti che produce un essere umano che è di fatto un animale in mezzo a una giungla che è la vita ... spietata, a volte mielosa, dolce, senza senso, unica, irripetibile, irritante, strafottente, mia. L'odore del cibo, associato alle parole, e la trazione statica del flusso alcolico, che implacabile annichilisce i sensi, proiettandoli in dimensioni contorte ed esclusive, il male minore di chi beve per non esagerare mai ... ovvero: bevevo e mi assentavo dal resto del gruppo parlante, pur rimanendo connesso con la stanza e con il mondo. Le parole dei presenti, le polemiche accese sul presente, lo sguardo vivo di chi è del tutto assente. Politica, indignati, gravidanze, "toh ... guarda questa foto qui, si si, questa foto" .. "il fatto è che i governanti non ci capiscono più una mazza, un bel niente" ... "ieri sera l'hai visto quello alla tele?" ... "e la partita?" ... "ma perché si è dovuto fare necessariamente un papa argentino?" ... "no no ... gli ebrei non c'entrano nulla ... nulla davvero" ... "ma cosa dici? il grande fratello?? non saprei quando inizia" ... musica nella mia testa. Solo musica. Ascoltavo le parole senza senso ... e materializzavo nella mia mente un brano dei Cinematic Orchesta ... "That Home" ... e vagavo ... vagavo da solo ... pensavo al mio mondo sommerso; si muoveva ... sentiva quello che la gente diceva a gran voce... A cosa pensava precisamente? Musica nella mia testa, note nella mia mente, anima intensa, risultato espressivo di ciò che i suoni creano e distruggono. E gli altri parlavano. "Poi vedrai" ... "poi mi dirai" ... "sarà ... così" ... "io non ci credevo" ... perché adesso guardano me? (voglio la mia musica) a un tratto, lei mi dà un leggero strattone con il gomito, facendo segno con gli occhi al centro del tavolo. Adesso guardavano me. Si gira il padrone di casa e mi dice: "tu che ne pensi?"... io ... io cosa ne penso ... avevo decisamente ed erroneamente bevuto ... che cazzo dovevo dire ... tutti adesso guardavano me (dovevo rispondere). E allora: ... "mah ... in tutta sincerità ... (e sorrido) ... quello che dite mi sembra tanto una stronzata globale ..." lei mi guarda ... tutti mi guardano ... regna il silenzio, poi qualche sporadica risata, qualche assenso, qualche occhiata di disapprovazione. E lei che dice ... "scusatelo ... è stanco e forse ha esagerato con il vino"
(dopo frutta e dessert)
... "Io non ho esagerato con il vino" ... questo il proseguo della conversazione, in macchina, con lei che guidava e non doveva guidare, e io che parlavo ... e non dovevo parlare ... "non hai bevuto un cavolo!!! sei uno stronzo ..." "si ... adesso anche stronzo ..." ... "hai sentito benissimo sei uno stronzo ... in queste condizioni, fai il cafone e bevi anche" ... "cafoni saranno stati loro che stanno sulla faccia della terra a sparare vagonate di merdate ..." ... "basta! non voglio sentire altro da te ... guarda ... ma guarda ... sto anche guidando ..." "e stai guardando bene, se mi posso permettere ... brava davvero" ... "ma che stronzo che sei ... !".
Sono uscito con la pioggia ... alle 2 di notte, a far pisciare il cane ... a metà della strada chi pisciava ero io ... tra il marciapiede e la campagna attigua ... slego il cane ... "va a fare due passi va...". Mi siedo sul marciapiede ... rido ... sorrido ... mi faccio venire in mente lei. "Lei mi dice che sono uno stronzo, che rido raramente, che ho sempre una faccia stralunata, piena di pensieri ... già lo so, si domanda se avrò le palle per gestire determinate situazioni, se saprò darle felicità, se saprò affrontare il domani e il dopodomani, ha dei dubbi ... lo so. Mi trascurerà ... lo so. Se ne andrà. Fanculo a me stesso ... che sono bravo solo a mettermi nei casini, sono qui a rasentare il fondo delle mie perplessità, delle mie debolezze più esplicite ... e ferisco ... e poi mi faccio del male anch'io e mi confondo ... e confondo l'anima con il cuore". Avrei voglia di fumare, ma non fumo da una vita ... il cane è lì che vaga ... sorrido vagamente ... che giorno è oggi? Non ricordo ... il dieci è il mio compleanno ... Cavolo, come piove ...
Questo è un elemento tipico della narrativa psicologica, che spesso presenta personaggi con caratteristiche particolari o problematiche della mente o dell’anima.
Questo è un elemento tipico della narrativa romantica, che spesso presenta personaggi innamorati o coinvolti in relazioni sentimentali.
Questo racconto è una riflessione intensa sulla solitudine interiore, il disincanto sociale e la tensione emotiva vissuta dal protagonista. La narrazione alterna momenti di osservazione, distacco e immersione nei pensieri, costruendo un quadro in cui la realtà è vissuta in modo alienato.
Elementi chiave dell’analisi:
Il protagonista e il senso di estraneità Il narratore si trova in un contesto sociale in cui non si sente realmente partecipe. L'invito "di sponda" già preannuncia la sua sensazione di inadeguatezza e forzatura, e la sua posizione a capo tavola, sotto lo sguardo incuriosito del padrone di casa, rafforza il suo disagio. Non è solo un osservatore, ma un corpo estraneo, e ciò lo spinge a riflettere sul vuoto delle conversazioni attorno a lui.
Il vino come catalizzatore Il vino non è solo un elemento del racconto, ma diventa uno strumento di distacco. Il protagonista lo usa per affilare i sensi, ma al tempo stesso per isolarsi, creando una realtà parallela in cui le parole degli altri perdono significato, trasformandosi in puro rumore di fondo. La musica nella sua testa diventa un rifugio, sostituendo il dialogo umano con una dimensione intima e immersiva.
Il confronto sociale e la rottura dell’equilibrio Il momento in cui viene interpellato dalla tavolata segna una frattura nella sua immersione personale: dal mondo interiore viene trascinato di nuovo nella conversazione collettiva. La sua risposta—“quello che dite mi sembra tanto una stronzata globale”—è una provocazione, ma anche un'espressione autentica di insofferenza, un rifiuto delle convenzioni sociali che impongono di rispondere con formule vuote.
Il conflitto relazionale Il rapporto con la donna al suo fianco è segnato da tensione e incomprensione. Lei cerca di contenerlo, giustificandolo agli altri, e poi esplode in auto, accusandolo di essere “uno stronzo”. Il litigio in macchina è un crescendo di disillusione: il protagonista avverte che la relazione ha incrinature profonde, e la sua previsione—“mi trascurerà… se ne andrà”—racchiude un senso di sconfitta emotiva.
La scena finale: abbandono e consapevolezza La pioggia, la solitudine, il cane che vaga e il compleanno dimenticato diventano simboli di smarrimento. Il protagonista è immerso nelle sue insicurezze e sembra abbracciare una consapevolezza amara: è bravo solo a complicarsi la vita, a ferire e a farsi del male. La frase “confondo l’anima con il cuore” sintetizza perfettamente il suo stato emotivo: un’esistenza in cui le emozioni si mescolano senza trovare un ordine, in cui il desiderio di appartenenza si scontra con il disincanto.
Interpretazione generale:
Il racconto esplora l’alienazione sociale, la disillusione nelle relazioni e la fragilità emotiva di chi si sente estraneo anche tra le persone che dovrebbe conoscere. Il protagonista oscilla tra il desiderio di connessione e il bisogno di distacco, tra il rifugio nella musica e la brutale realtà della sua vita emotiva.
L.A.M.