A me le vacanze stanno larghe.
Tutto questo tempo vuoto che non so come riempire... E' così libero che non lo sopporto. L'etimologia della parola vacanza: "vancans, vacuo". Io soffro il vuoto: il vuoto mi dà nausea e mi spaventa. Sarà che per navigare, ne sono convinto, serve sempre una rotta. Evidentemente, anche a star fermi si ha bisogno di un'ancora.
Sono prigioniero di un'ottica tale per cui tutto ciò che è libero è inutile. Se mi sdraio al sole, passano cinque minuti e mi dico "che fare?". Mi si sciolgono i buoni propositi, si affievolisce il mio già scarso entusiasmo... e non c'è niente che susciti in me un interesse tale da portarmi a vincere questo punto di vista.
Tutto è come l'odore del mare: ti accarezza le narici come una promessa, è un marinaio che ti giura libertà e poi mica te la mostra, che ti dice "so dov'è il tesoro", e poi ingoia la mappa.
Alzo gli occhi.
Il paesaggio dei miei giorni è un pugno nell'occhio, così duro da accecare, una distesa di cemento; la gente brulica per la strada affollata per i saldi, tutti in lizza per l'occasione, spendi, compra e non pensare.
Il cielo di un azzurro stanco, un enorme sbadiglio, di fronte ad uno spettacolo già visto. I blu, strascichi elegiaci, drappeggiano già dietro la mia schiena. Il traffico è un lunghissimo serpente di lamiere e io sono solo una squama. E' questa l'illusione che regalano le città: ti fanno credere di essere protagonista, attore, parte fondamentale, quando invece non sei altro che comparsa, dipendente di un alveare, l'ennesimo mattone nel muro del rumore. Tu pensi di giocare, la verità è che il gioco sei tu.
Una vampata di nostalgia, il ricordo della mia mamma che sta sveglia per controllare che io dorma, i colpi di tosse del mio papà e il mio pronto "e smetti di fumare ...", la mia compagna che mi invita a non scappare e a godere del tempo, il mio amico, il primo che ho visto e l'ultimo che ho salutato. Che quando mi abbraccia mi stringe forte e respira a fondo, e io invece non respiro più, perché ci sono cose così larghe da lasciare senza fiato; come le vacanze.
A me le vacanze stanno larghe, preferisco settembre e se c'è una cosa che mi sta cucita addosso è la sua sagoma, quella sensazione di nuovo, quell'odore di carta, quel vecchio caro entusiasmo di ricominciare, le mille cose da fare, addormentarmi la sera e svegliarmi dentro te nel grigio di un mattino che ... chi se ne frega ... qui dentro ci siamo noi, così, senza colore... e la mia casa è il tuo seno.
In breve:
Questo è un elemento tipico della narrativa psicologica, che spesso presenta personaggi con caratteristiche particolari o problematiche della mente o dell’anima.
Questo è un elemento tipico della narrativa romantica, che spesso presenta personaggi innamorati o coinvolti in relazioni sentimentali.
L.A.M.