Ho deciso che mi mancherà dal momento in cui ho compreso la mia vita come un contenitore per la sua assenza. Ho un’immagine del giorno prima della sua partenza: passeggiavo per le stanze ormai vuote, mentre lei saliva e scendeva la scala esterna con le ultime scatole e mi chiedeva “ma che fai lì dentro? Me la dai una mano?” … darle una mano … darle una mano a uccidermi? Stavo, invece, immerso nel buio vuoto, trascinando i piedi per alzare piccole nuvole di polvere, stupendomi di quanta ce ne fosse nascosta dietro le sue poche cose; mi sono chiesto quanta di quella polvere, quanti di quei micro organuli svolazzanti fossero anche parte della mia presenza qui. Quanto amore era uscito dai nostri corpi per mischiarsi in questa danza di schegge luminosissime e volteggiare per sempre in quelle stanze? E quanto sarebbe durato questo “per sempre”?
Siamo spettri silenziosi, fantasmi di qualcosa che è accaduto, taciuto, inestinto, silenziosamente sofferto e giocato, intrappolati in questo niente che mi circonda e ci divide. La guardavo scendere senza un cenno o un atto di clemenza verso il suo impegno a ubbidire a una scelta: trascinavamo ognuno le proprie catene spargendo polvere di zolfo per non permetterci di tornare...
In breve:
Questo è un elemento tipico della narrativa psicologica, che spesso presenta personaggi con caratteristiche particolari o problematiche della mente o dell’anima.
Questo è un elemento tipico della narrativa romantica, che spesso presenta personaggi innamorati o coinvolti in relazioni sentimentali.
Questo è un elemento tipico della narrativa tragica, che spesso presenta personaggi destinati a una fine infelice o dolorosa.
Questo racconto, pur essendo breve, è molto evocativo e intriso di una profonda malinconia. L'autore riesce a trasmettere immediatamente il senso di vuoto e assenza che segue l'abbandono.
La forza del brano risiede nell'uso di immagini potenti e metafore esistenziali. Il concetto di "vita come un contenitore per la sua assenza" è particolarmente d'impatto, così come il dialogo interiore sul "darle una mano ad uccidermi", che cristallizza il dolore della separazione come una forma di annientamento.
La polvere e gli "organuli svolazzanti" diventano una metafora toccante dell'amore perduto, una traccia fisica eppure impalpabile di ciò che è stato e che ora volteggia, muto, nelle stanze vuote. La riflessione finale sul "per sempre" e l'immagine dei due come "spettri silenziosi" o fantasmi intrappolati in un "niente che divide" suggellano il tono di rassegnazione dolente.
È un frammento che eccelle nel catturare la quiete distruttiva del distacco, dove la sofferenza non è gridata, ma "silenziosamente sofferta e giocata" in un dramma intimo e universale.
L.A.M.